10 ottobre 2021

D come Domodossola - seconda parte

19 agosto

La giornata trascorsa in val Formazza è stata intensa e un po' impegnativa ma la sveglia non ci sorprende neanche oggi, siamo pronte a esplorare una nuova valle: la val Vigezzo.
Per vivere a pieno l'esperienza decidiamo di utilizzare una delle attrazioni più celebri della zona, ovvero la Vigezzina (o Treno delle Centovalli), ma dato che dobbiamo sempre distinguerci dalla massa invece di salire sul treno a Domodossola dove "nasce" percorriamo in auto il primo tratto di valle e lasciamo l'auto a Santa Maria Maggiore.
Su consiglio sia di Michela, sia dell'addetto della ferrovia incontrato il primo giorno, abbiamo prenotato i biglietti in anticipo, così verso le 10 saliamo sul treno e ci accomodiamo ai nostri posti.

Panorama dell'alta val Vigezzo dai finestrini del Treno Centovalli.

Attenzione: il Treno delle Centovalli parte dall'Italia e termina la sua tratta in Svizzera, quanto scriviamo si riferisce al momento in cui noi abbiamo fatto il viaggio, prima di recarvi in un Paese straniero, soprattutto se esterno all'area Schengen, vi consigliamo di documentarvi sulle norme anticovid da seguire sul sito del Ministero degli esteri.

Il viaggio dura poco più di un'ora e scorre piacevolmente anche se le nostre aspettative non vengono totalmente soddisfatte: pensavamo di poter ammirare maggiormente il panorama invece il treno percorre la maggior parte del tragitto tra i boschi. Per questo lo consigliamo vivamente durante il periodo autunnale quando la colorazione delle foglie sarà sicuramente uno spettacolo da non perdere.
Giunte alla stazione di Locarno come prima tappa ci rechiamo in un piccolo bar di fronte alla stazione per una sosta caffè, toilette e info. La cameriera ci indica la via più semplice sia per raggiungere il centro sia per il lungo lago.
Optiamo per incamminarci verso il centro città dove seguiamo un po' i ricordi di Kowalsky (che è già stata qui qualche anno fa) e un po' l'istinto per scoprire qualche scorcio interessante, il castello Visconteo e la piazza Grande. La città è carina, ma da un lato la ressa e dall'altro il fatto che il centro non sia pedonale (nonostante le strette vie di acciottolato) non contribuiscono ad affascinarci. Decidiamo quindi di spostarci sul lungo lago per pranzare con i panini portati da casa.

Rifocillate e soddisfatte iniziamo l'esplorazione della punta svizzera del lago Maggiore, tra moli, giardini e parchi gioco. Osserviamo la vita acquatica e le diverse attività a disposizione dei turisti, ci concediamo anche una sosta all'ombra di un maestoso albero ammirando il panorama, fino a quando non arriva l'ora di tornare verso la stazione per riprendere il treno sulla via del ritorno.

Molo sul lungo lago a Locarno.

Il viaggio di ritorno scorre tra chi schiaccia un pisolino e chi decide di fotografare il panorama e in poco tempo siamo di nuovo a Santa Maria Maggiore.
La nostra prima destinazione è il Museo dello Spazzacamino, un piccolo spazio espositivo che raccoglie materiale da tutto il mondo e consente di conoscere meglio questi giovani lavoratori coraggiosi, che troppo spesso associamo all'allegra figura di Bert, ma che in realtà conducevano una vita davvero difficile.

Una delle installazioni che decorano il tetto del Museo dello Spazzacamino.

La visita è istruttiva e interessante, ma ci lascia un po' scosse così decidiamo di girovagare senza meta per le vie del paese per soddisfare la nostra anima di esploratrici. Ci concediamo due pause: la prima al Caffè Pagani per un gelato della latteria locale e la seconda al Birrificio Ossolano dove ci facciamo consigliare e acquistiamo delle birre sia per la cena sia da portare a casa come souvenir.
Tutto sommato siamo soddisfatte della giornata e possiamo recuperare la macchina per ritornare alla nostra "base operativa", come le altre sere ceniamo a casa con un bel boccale di birra ossolana.

Birre ossolane.

20 agosto
Siamo quasi alla fine della nostra vacanza, ma anche oggi vogliamo godere a pieno delle bellezze di queste valli.
Seguendo, ancora una volta, i preziosi consigli di Michela ci rechiamo in valle Antrona per esplorare e confrontare due laghi.
La prima meta è il lago Alpe dei Cavalli, che si trova in una valle laterale, sopra l'abitato di Antrona Schieranco. L'arrivo al lago è decisamente una conquista perché la strada è strettissima e con numerosi tornati. L'idea di recarci subito qui è di Skipper e si rivela ottima perché in salita (quando la visibilità è pessima) incontriamo solo un paio di vetture, mentre al ritorno la strada è decisamente più trafficata.
L'avventurosa risalita viene però ripagata dal panorama che godiamo dalla diga che sbarra il lago.

Le montagne si riflettono nelle acque del lago Alpe dei Cavalli.

Ci godiamo per un po' la pace e i magnifici colori del lago e poi iniziamo la discesa verso valle. 
Facciamo una sosta al Conad di Antrona Piana per acquistare: bresaola ossolana, formaggio locale e pomodorini per il nostro pranzo al sacco.
Risaliamo in auto e ci dirigiamo verso il lago di Antrona, lasciamo l'auto poco prima del punto di ristoro in un comodo parcheggio dove si trova una fontana e una piazzola per l'atterraggio degli elicotteri di soccorso. Mettiamo gli scarponi e ci incamminiamo verso il lago per iniziare la passeggiata che lo costeggia completamente.

Attenzione: vi suggeriamo (così come è stato suggerito a noi) di fare il giro del lago in senso orario.

Poco dopo aver imboccato il sentiero giungiamo al bivio per un altro lago, il Campliccioli. Qui decidiamo di separarci: Soldato e Kowalsky si avventurano verso il lago e la diga, mentre Skipper e Rico continuano il giro.
Camplioccioli    La salita verso Campliccioli segue un sentiero nel bosco a tratti ripido e, in poco meno di un'ora, siamo alla diga che lo crea. Da qui si ammirano le montagne più alte che circondano l'ampio lago e il paesaggio verso la bassa valle e il lago sottostante. Sono interessanti anche le opere collegate alla diga e alla sua costruzione: gallerie scavate nella roccia e i binari per il trasporto di materiali. Da qui si potrebbe ancora proseguire per gite più lunghe o anche solo attorno al lago dove molti vanno alla ricerca di un angolo per un tranquillo pic-nic. Noi più che soddisfatte torniamo sui nostri passi per terminare il giro del lago di Antrona e pranzare con il resto della truppa.

Il lago di Campiccioli visto dalla diga.

Lago di Antrona    Mentre le montagnine affrontano la loro "scalata" quotidiana, le altre due pinguine proseguono sul largo sentiero ammirando le acque cristalline del lago di Antrona. La prima metà di escursione prosegue senza particolari problemi, anzi spesso ci fermiamo a scattare fotografie o scendiamo nelle piccole spiagge.

Il lago di Antrona.

Nella seconda parte (ovviamente quella che percorriamo al sole), il livello di difficoltà aumenta e ci troviamo a precorrere ripide scalinate e passerelle in grigliato, che non sono l'ideale se si soffre di vertigini. Paura e fatica vengono però ripagate quando ci ritroviamo a passare dietro alla cascata Sajont. Ci godiamo il panorama, mentre intorno a noi altri turisti fanno selfie, poi continuiamo la nostra avventura. 

Cascata Sajont.

Stanche e un po' affamate arriviamo al livello dell'acqua e ci troviamo di fronte a un bivio: a destra è indicato il nostro sentiero e il giro del lago (durata 10 minuti) e a sinistra una località a noi sconosciuta (durata 25 minuti). Optiamo per la scelta che ci pare più ovvia e scopriamo che non è assolutamente quella giusta per due mozzarelle come noi, perché dobbiamo affrontare una pietraia e nuovi tratti nel bosco con pendenze enormi.
Con estrema fatica ci ritroviamo al punto di ristoro e poi torniamo alla macchina dove attendiamo le nostre compagne di viaggio per il pranzo.
Soldato e Kowalsky arrivano dopo circa 40 minuti, facendoci i complimenti per aver affrontato l'intero giro soprattutto nelle parti in cui c'erano le passerelle, anche se ancora non sanno delle traversie affrontate dopo il bivio. Eh sì perché loro hanno preso la via a sinistra che in un paio di minuti, percorrendo una bella carrareccia pianeggiante, le ha portate alla strada asfaltata e quindi al parcheggio!
Pranziamo nel parcheggio e poi iniziamo la discesa verso valle, lungo la strada facciamo una sosta nell'abitato di Viganella. Divenuto celebre perché nel 2006, per combattere l'oscurità dei mesi invernali, è stato installato uno specchio che "porta" la luce del Sole nella piazza principale.

Selfie allo specchio nella piazza di Viganella.

Ritorniamo a Domodossola nel primo pomeriggio; dopo essersi rinfrescate un po' le tre geologhe decidono di recarsi al museo civico per ammirare l'esposizione mineralogica permanente che è stata curata da una nostra collega e amica dell'università e che è stata da poco inaugurata.

I tetti del centro di Domodossola visti dalle finestre di Palazzo San Francesco, sede del museo civico.

Ci perdiamo tra le sale del museo e trascorriamo una piacevole ora a scoprire fauna, geologia e storia dell'Ossola e poi raggiungiamo il b&b perché abbiamo un appuntamento per cena!
Su consiglio di Michela e di alcuni amici abbiamo prenotato al Divin porcello, più che un ristorante un'istituzione della zona che premia i suoi clienti con un'ottima cucina locale.
Noi proviamo: un misto di salumi (rigorosamente fatti da mastro Giovanni), gnocchi all'ossolana, pasta e bajan rustici e la lauscera, il tutto innaffiato con del Prunent.

Lauscera: pietra ollare calda su cui cuocere lonza e filetto.

21 agosto

Ultimo giorno di vacanza.
Durante la colazione ci concediamo una bella chiacchierata con Michela, ringraziandola per i preziosissimi consigli che ci ha dato in questo giorni e ripromettendoci di tornarla a trovare. Carichiamo la macchina con le valigie e mettiamo gli zaini in spalla, ma prima di salutarla facciamo un selfie tutte insieme.


Lasciamo l'auto nel parcheggio del b&b e ci dirigiamo verso il Sacro Monte di Domodossola. Durante la salita ammiriamo le cappelle e, giunte sul piazzale antistante il santuario, ci uniamo alla visita guidata gratuita che sta iniziando in quel momento. In questo modo riusciamo a scoprire una parte del complesso altrimenti preclusa ai visitatori tra cui: le cappelle finali della Via Crucis e il meraviglioso giardino interno del convento dei Padri Rosminiani. 
Alcune cappelle del calvario del Sacro Monte di Domodossola.

Dopo aver recuperato la macchina, ci spostiamo a Vogogna per l'ultima tappa della nostra avventura ossolana. Visto che ormai sono le 13, per prima cosa pensiamo a trovare una soluzione cibo e ci riusciamo senza problemi al ristorante del Vecchio Borgo, che per il pranzo propone un semplice menù a prezzo fisso perfetto per le nostre esigenze.
Rinfrancate nel corpo e nello spirito, ci rechiamo al Castello visconteo per la visita, ma dato che ci piace provare vie diverse per raggiungere la meta ci dividiamo come sempre in due squadre: Soldato e Kowalsky percorrono la via di ciottolato che porta all'ingresso principale, mentre Rico e Skipper si avventurano sulla mini cremagliera che arriva al piazzale che sovrasta il castello.

Il castello di Vogogna visto dal piazzale in alto.

Ci ritroviamo alla biglietteria e iniziamo il giro esplorativo, il castello è piccolo ma molto carino e nelle diverse sale ci sono dei pannelli esplicativi molto interessanti che raccontano usi e costumi della zona e presentano il lupo di Vogogna. Soddisfatte della visita, decidiamo di fare un breve tour del paese e di concludere la vacanza con l'acquisto di una grande quantità di souvenir gastronomici.

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