Per la prima volta nella nostra storia di viaggi collettivi, scegliamo una meta italiana per trascorrere insieme il ponte del 25 Aprile.
Partiamo presto per evitare code nei punti di maggiore attrazione turistica e da Moncalieri imbocchiamo la A21 in direzione Brescia, proseguendo poi verso la Venezia - Trieste. Le uscite nei pressi del lago di Garda sono trafficate e subiamo rallentamenti, ma senza code.
Giunte in Friuli, la prima tappa è Villa Manin a Passariano di Codroipo, dove pranziamo con un lauto pic-nic ammirando la facciata e l'esedra. La Villa è visitabile solo in presenza di mostre (noi la troviamo sprangata), mentre il parco è visitabile tutto l'anno ed è gratuito.
Facciata di Villa Manin. |
La seconda tappa è la città fortificata di Palmanova. La piazza centrale è esagonale e l'abitato si estende fino alle tre cinte murarie che formano un disegno a stella a nove punte. Si accede alla cittadella attraverso tre porte chiamate Udine, Aquileia e Cividale, a seconda delle rispettive direzioni. Dall'esterno il centro urbano è invisibile, si scorgono solo i terrapieni della terza cinta muraria.
Panoramica della piazza centrale di Palmanova. |
Infine arriviamo al nostro b&b a Colugna, dove lasciamo i bagagli e poi proseguiamo verso il centro di Udine per un primo giro di ricognizione e una cena in compagnia in una trattoria che offre prodotti tipici.
Udine: il Porticato di San Giovanni visto da Piazza della Libertà. |
Giorno 2 - 23/04
Il suono delle campane domenicali ci sveglia, in una giornata ventosa. Dopo una soddisfacente colazione partiamo alla volta della nostra prima metà: Cividale del Friuli. Ci avventuriamo alla scoperta del suo splendido centro storico che è animato da un ricco mercatino dell'antiquariato. Superato il duomo raggiungiamo il suggestivo Ponte del diavolo, antico ponte che con due arcate in pietra attraversa il fiume Natisone.
Il Ponte del diavolo di Cividale. |
A questo punto risaliamo le montagne per raggiungere i luoghi del terremoto del 1976. Cominciamo da Venzone appena eletto borgo dei borghi 2017. Circondato da mura e completamente ricostruito dopo il terremoto, recuperando i materiali originari dalle macerie. Particolarmente interessante è il duomo in cui si può apprezzare la ricostruzione "com'era e dov'era" differenziando i materiali utilizzati da quelli nuovi. Nella piazza centrale, sotto la loggia del municipio (miracolosamente scampata al disastro), sono esposti alcuni pannelli esplicativi che illustrano la devastazione e il lavoro di ricostruzione.
La loggia del municipio di Venzone. |
L'ultima tappa della giornata è Gemona, epicentro del terremoto. Notiamo subito che qui la ricostruzione è stata molto differente rispetto a Venzone: forse perché vi sono stati più danni o forse per l'esigenza di costruire velocemente, la maggior parte degli edifici è stato ricostruito nuovo. Sotto i portici nella via centrale è presente un museo gratuito sempre aperto in cui sono raccolte testimonianze e documentazioni fotografiche riguardanti gli eventi sismici del '76 e del periodo successivo.
Gemona: interno del museo che ricostruisce le vicende del terremoto del Friuli del 1976. |
Concludiamo la giornata in compagnia di alcuni cugini di Rico, che ci portano a cena in un agriturismo a Reana del Rojale, in cui assaggiamo il frico con la cipolla e il salame cotto in aceto e vino, oltre ad alcuni salumi locali, come il San Daniele.
Giorno 3 - 24/04
Dopo una chiacchierata con i proprietari del nostro alloggio, partiamo alla volta della valle del Vajont. Poco dopo aver superato il passo di Sant'Osvaldo si inizia già a intravedere la nicchia di distacco (l'area in cui si è staccata la frana) lungo il versante del monte Toc, che già da lontano ci fa intuire la sua imponenza e provare un senso di angoscia.
La prima tappa è il centro visite di Erto, dove è allestito un doppio percorso informativo che ripercorre le fasi di progettazione-costruzione della diga e attraversa la tragedia fino ad arrivare al processo e alle sentenze.
Dopo un piccolo tour nel vecchio centro storico, ormai quasi ridotto a città fantasma, andiamo a riscaldarci in una piccola e accogliente osteria che propone specialità locali. Saliamo in auto verso Casso, costeggiando il fronte della frana, per avere una visione d'insieme dell'area.
Da destra a sinistra: l'abitato di Casso, la diga, la nicchia di distacco sul versante del monte Toc e l'accumulo della frana. |
Arrivate alla diga ci dividiamo per acquisire più informazioni possibili. Due di noi decidono di fare la visita guidata sul coronamento: l'accompagnatore con gran competenza spiega alcuni aspetti delle complicate vicende che hanno portato alla tragedia del 9 ottobre del '63. La vista che si apre da sopra la diga è impressionante: attraverso le strette e ripide pareti della gola si scorge l'abitato di Longarone.
Il lato a valle della diga del Vajont. |
Ripartiamo in direzione Vicenza e raggiunto l'abitato della nuova Longarone ci fermiamo a osservare la valle sbarrata dal mostro di cemento.
La valle del Vajont vista da Longarone. |
Raggiungiamo il nostro hotel, fronte stadio, subito prima che la strada venga sbarrata per la partita. Ci concediamo una passeggiata serale per il centro osservando alcuni tra i più noti edifici legati alla figura di Palladio, per poi cenare in un grazioso ristorante di fronte al Duomo.
Piazza dei Signori, cuore del centro storico di Vicenza: nella foto sopra le due colonne, in quella sotto la Basilica Palladiana. |
Giorno 4 - 25/04
Lasciamo l'hotel e prima di tornare a casa decidiamo di visitare La Rotonda: una delle ville Palladiane. Siamo fortunate poiché essendo un giorno festivo la troviamo aperta e abbiamo così la possibilità di visitare sia il bel giardino intorno alla villa sia l'interno.
Villa "La Rotonda" di Palladio a Vicenza. |
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